Gabriel Tizon

Gabriel Tizon

La mia vita era totalmente disorientata e fuorviata. Nessuno, inclusa la mia famiglia, si fidava di me. La fotografia appare nella mia vita quando avevo 16 anni, quando un amico mi ha insegnato a rivelare. Mi è sembrato magico e, da allora, mi ha posizionato in questa società, mi ha offerto la possibilità di sentirmi protagonista mentre guardavo e ascoltavo gli altri.

La fotografia per me è sinonimo di sopravvivenza, la parola dell’intuito, la voce dei miei dubbi.

Mentre fotografo, trovo rifugio nella solitudine e, allo stesso tempo, imparo a comunicare con gli altri, a provare empatia per l’umano, a essere un vicino lontano. Cerco di fotografare come penso, non come vedo.

In breve, devo gran parte di me stesso alla fotografia. L’altro devo al mare.

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